Si è svolta giovedì 31 ottobre la tappa del #GenerAzione tour ad #Acireale (CT).
A seguito delle attività svolte durante il progetto, presso le scuole “Istituto comprensivo Paolo Vasta” di Acireale e “Istituto Statale Fermi-Guttuso” di Giarre, è stata la volta della conferenza conclusiva che ha visto la partecipazione dei giovani del territorio, i rappresentanti della Consulta Giovanile di Acireale, della Consulta cittadina dello sport e le associazioni territoriali che hanno curato il progetto in provincia di Catania, Associazione Elios e Modavi Federazione Provinciale di Catania.
Durante la conferenza conclusiva sono state proiettate alcune parti della puntata n.11 della serie TV edita da Netflix Thirteen Reasons Why.
Tale serie risulta essere una chiara espressione delle tematiche trattate durante il progetto #generazione. Essa si pone l’obiettivo di analizzare le molteplici forme di bullismo e ruoli che ogni soggetto può ricoprire (anche in maniera involontaria) all’interno di atti di bullismo. Essa consente ai giovani di imparare a riconoscere gli atti di violenza ed invita chi ne è vittima o chi ne è a conoscenza a rivolgersi ad adulti di competenza. É stato inoltre creato, in accordo con i realizzatori della serie, un sito web apposito al sostegno dei ragazzi in difficoltà.
L’undicesima puntata ha fornito alcuni spunti di riflessione riguardanti le tematiche di violenza, abuso sessuale e abuso di alcol e droghe. Più nello specifico, la puntata in questione, ha mostrato come la presa di coscienza dell’esistenza di tutti questi fenomeni che spesso tendiamo ad ignorare possa portare al cambiamento.
Tali tematiche sono state ampiamente discusse grazie anche alla presenza di una giovane psicologa, dottoressa Caserta.
Nel suo intervento la dott.ssa Caserta ha messo in evidenza come il telefilm “Tredici” possa essere visto come “il ritratto di una generazione fragile, sempre più impreparata e priva di strumenti per reagire alle delusioni che presenta la vita, perché poco educata nel comprendere le emozioni, proprie e quelle altrui”.
La mancanza di empatia e di rispetto per l’altro ed il non affrontare le conseguenze delle proprie azioni sono caratteristiche tipiche del periodo adolescenziale. Un periodo della vita in cui si costruisce la propria identità e si crea una frattura psicologica nell’individuo causata dall’avvento di svariati cambiamenti e in cui le vicende intrapsichiche e le dinamiche psicosociali sono inestricabilmente intrecciate e interdipendenti.
Questa età, per eccellenza ambigua e mutevole, presenta evidenti caratteri conflittuali, che nascono essenzialmente dalla rottura ideologica dall’immagine dei genitori, dalla consapevolezza di sé, dal bisogno di accettarsi e di essere accettati dagli altri: l’individuo si smarrisce e deve ricostruire la propria identità, nonostante si senta vulnerabile alle pressioni esterne quali giudizi degli adulti e dei pari che spesso valgono molto di più di ciò che l’individuo stesso sente di valere. È un periodo in cui le emozioni traboccano e non sempre è facile gestirle.
In quanto fenomeno complesso caratterizzato da aspetti fisiologici, affettivi, cognitivi, espressivi e comportamentali è una risorsa psicologica condizionata nella sua funzionalità dalla necessità di trovare un coerente criterio di
autoregolazione nel complesso processo di costruzione della propria identità.
Nell’adolescenza la connotazione sociale delle emozioni porta spesso a provare imbarazzo e ancor più vergogna soprattutto nel momento in cui i fatti personali diventano di dominio pubblico e la propria intimità viene svelata, come accade ad Hannah Baker in 13: proprio l’identità di Hannah viene costruita attorno ad un’etichetta – la “ragazza facile”- creata su un singolo evento travisato e interpretato come malevolo, e che viene violata nella sua intimità attraverso la condivisione, su social e chat, di
fotografie e informazioni che con la rapidità di un “click” si diffondono in modo virale.
Oggi viviamo in una società digitalizzata dove la diffusione dei social network e l’uso spasmodico dello smartphone nell’intera popolazione sono un dato che ha inciso in modo determinante nella vita delle famiglie, dei rapporti tra le persone e tra le Generazioni.
La serie mette in scena svariate problematiche e aiuta ad avvicinare il mondo dei giovani con quello degli adulti poiché utilizza un linguaggio e una struttura proprie degli adolescenti e, al contempo, riesce a parlare anche agli adulti mostrando quanto sia difficile ma necessario riuscire ad entrare in contatto con loro. È estremamente utile mettere in guardia non solo genitori e adulti ma soprattutto gli adolescenti
sulle forme di manifestazione del disagio giovanile e sulle difficoltà che ogni giorno vivono gli adolescenti e “Tredici” mette in scena in modo realistico vari aspetti di questo intricato periodo di sviluppo.
Contemporaneamente alla serie è stato pubblicato un documentario dedicato ai temi sollevati realizzato dai produttori della serie, con considerazioni degli autori, registi, interpreti e psicologi chiamato “Tredici – Oltre i perché”.
Il fatto stesso che sia stato ritenuto opportuno un accompagnamento alla visione, o un approfondimento specifico per la serie, dimostra come l’idea stessa dei produttori fosse quella di offrire qualcosa che di più di un semplice intrattenimento, proponendo anche stimoli e riflessioni per approfondire in modo critico e non banale quanto messo in scena.
Il commento realizzato dai registi e gli interpreti offra un’importante e specialissima occasione per riprendere i temi più forti e scioccanti della serie esorcizzando in parte l’impatto delle scene più crude e sentendosi coinvolti nella riflessione attraverso le voci e i volti che ci hanno accompagnato nel corso della storia, facilitando il confronto anche per chi teme magari di non trovare le parole per affrontare domande o dubbi nati dalla visione.
La dottoressa Caserta ha concluso l’intervento sottolineando quanto sia importante insegnare ai giovani che chiedere aiuto è la cosa migliore da fare: ”Anche se ci si sente incompresi o si ha paura del giudizio dei propri genitori, degli insegnanti o degli stessi coetanei bisogna denunciare le violenze psicologiche o fisiche ricevute, non bisogna aver paura di parlare o fare qualcosa anche perché, come dice la stessa Hannah, “da soli non ce la si può fare!”.
Tra gli interventi si registrano quelli del sig. Trovato (presidente della Consulta comunale dello sport) che ha tenuto a sottolineare come oggi lo sport possa rappresentare una valida alternativa per i giovani che, troppo spesso, a causa del cattivo uso della tecnologia si trovano a vivere situazioni gravissime come quelle descritte dalla serie TV Thirteen Reasons Why.
Altro intervento è stato quello di Orazio Fiorini, facilitatore delle attività svolte nelle scuole della provincia etnea. Orazio Fiorini ha spiegato quali sono state le Apologie di attività svolte, tutte basate sull’educazione non-formale; queste ultime sono state orientate, principalmente, all’analisi di diverse situazioni che molto spesso i giovani in età scolare incontrato: bullismo, rispetto dei diritti umani, episodi di razzismo e discriminazione e dialogo interculturale.
Oltre ad una breve discussione sono stati illustrati anche i risultati dei questionari di gradimento che, durante le attività nelle scuole, sono stati somministrati anonimamente ai giovani partecipanti.
Altro intervento è stato quello del rappresentante della Consulta Giovanile di Acireale, il segretario Danilo Alemanni, che ha espresso un sentito gradimento nei confronti delle attività svolte durante il progetto #generazione.
Il materiale fotografico è reperibile all’indirizzo https://www.eliosacireale.com/2019/11/02/generazione-tour-tappa-ad-acireale/
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