Secondo i dati ISTAT pubblicati nei report “La violenza contro le donne dentro fuori la famiglia” e “Stalking sulle donne”, la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. Le prime regioni italiane che riportano dati più alti sono Lombardia, Veneto e Campania. Tuttavia, il fenomeno è presente con dati preoccupanti in tutta Italia ed è per questo che necessita di interventi a carattere nazionale. Infatti, 6 milioni e 788 mila sono le donne che in Italia hanno subìto, nel corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica o sessuale, ovvero il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Interessanti sono anche i dati sui fenomeni di violenza, odio, intolleranza e discriminazioni provenienti dal rapporto della commissione parlamentare “Jo Cox”, composta da gruppi politici italiani, CoE, Nazioni Unite, ISTAT, e altri centri di ricerca, che hanno permesso la redazione di una relazione nella quale si cita testualmente “dimostra l’esistenza di una piramide dell’odio alla cui base si pongono stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile ‘normalizzato’ o banalizzato e, ai livelli superiori, le discriminazioni e quindi il linguaggio e i crimini di odio”. Il quadro generale che ne emerge presenta dati allarmanti: poco più del 50% degli 11-17enni italiani, è stato oggetto di episodi offensivi, non rispettosi e/o violenti da parte di altri ragazzi o ragazze.
L’ultimo rapporto ISTAT sul fenomeno del bullismo attesta che le percentuali più alte di comportamenti violenti subiti si registrino nelle regioni del nord (57%). Fra le forme di violenza che passano attraverso il web, si registra che il 22% dei ragazzi italiani sono derisi e umiliati in rete. L’aspetto più grave, tuttavia, sembra essere il dato inerente la percezione di tale violenza: ben l’82% dei giovani non considera grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social, ritiene che le conseguenze per la vittima non siano gravi e che, in mancanza di una violenza fisica diretta, l’atto aggressivo verbale può essere considerato non grave e irrilevante. La Mappa dell’Intolleranza promossa da VOX – Osservatorio Italiano sui diritti, fotografa il sentimento degli utenti Twitter mettendo in luce un’insofferenza diffusa nei confronti del “diverso” in varie aree del Paese e rilancia un’ipotesi di prevenzione della discriminazione e della violenza sociale. Il cyberbullismo è la nuova sociopatia condivisa in rete da giovani e meno giovani, che si concretizza a partire dal cosiddetto “hate speech”, il discorso dell’odio agito dagli utenti dei social attraverso il lessico dell’intolleranza verso l’altro. I fenomeni di intolleranza evidenziati registrano punte massime a Roma e a Milano. Riguardo ai bersagli dell’intolleranza il primato va alle donne con il 63,1% dei tweet carichi di misoginia. Il fenomeno appare più diffuso nel Nord Italia (Milano, seguito da Roma, Lazio e Umbria) e i sociologi propendono per attribuirlo all’aggressività suscitata nel maschio dal maggior empowerment e posizionamento sociale delle donne.
Fuori della rete questa “palestra di aggressività” può tradurre la frustrazione e il disagio quotidiano dei giovani in atti di bullismo, razzismo, omofobia, mentre lo stalker giovane o anziano traduce sempre più spesso in omicidio della donna la sua insicurezza esistenziale ed affettiva. Omofobia e razzismo rappresentano ciascuno circa il 10% dei Tweet totali dell’intolleranza, con in testa sempre Lombardia, Lazio e Campania. Dopo le donne, gli islamici sono il gruppo con il maggior numero di tweet “incriminati” che insultano migranti e italiani di fede islamica, percepiti sempre e solo come potenziali pericoli, con un’intolleranza diffusa a macchia di leopardo tra Nord e Centro, meno al Sud. Alla rete non piacciono neanche i disabili, soprattutto in Lombardia, nel Nord-ovest e al Centro, con qualche picco in Sicilia e nel Napoletano (Censis 2015 e Condicio 2016).
Il progetto, dunque, intende realizzare un percorso multidimensionale per la prevenzione ed il contrasto della violenza, della discriminazione e dell’intolleranza, nelle varie forme con cui si presentano, con particolare riguardo a quella di genere e, più in generale, verso ogni forma di violenza e discriminazione che riguardi i soggetti più vulnerabili quali minori, disabili, anziani e migranti. Tali fenomeni si fondano su una piramide dell’odio costituita da stereotipi, rappresentazioni false, accettazione e giustificazione della violenza. Il progetto nasce, quindi, dall’idea di attuare un piano di intervento efficace che si propone di divenire una buona prassi nazionale, in grado di focalizzare l’attenzione sul fondamentale ruolo delle attività di prevenzione nell’ambito del contrasto alla diffusione della cultura della violenza e della supremazia del più forte sul più debole. Il titolo del progetto è stato accuratamente ideato. Esso racchiude in sintesi il senso più profondo del progetto ed i suoi obiettivi fondamentali: “GenerAzione”, termine aggregato che richiama al dato generazionale, è composto in questo caso da altri due termini, “Genere” e “Azione”. Questi sono appunto i tre nuclei su cui si fonda il progetto, che punta a fare dei giovani, in quanto generazione in fieri, i protagonisti attivi del cambiamento positivo.
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